Anfibi Batraci.

Raganella verde

VITA DEGLI ANIMALI - ANFIBI - BATRACI

INTRODUZIONE

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La forma dello scheletro è semplicissima: il capo è assai schiacciato, l'arco palatino e lo zigomatico sono ampi e le enormi cavità orbitali sono quasi su un piano orizzontale; una sola vertebra cervicale, l'atlante, può essere riconosciuta e la colonna vertebrale consta ordinariamente di sei o sette vertebre che non si possono distinguere, dato che non esiste differenza fra la regione toracica e la ventrale. L'osso sacro è un lungo osso a foggia di mazza, al quale si appoggiano d'ambo i lati le ossa del bacino. La parte dello scheletro che costituisce le estremità anteriori si collega alla colonna vertebrale per mezzo di parti molli e di un cingolo più o meno cartilaginoso che finisce inferiormente in uno sterno diviso in parecchi pezzi. Non vi sono costole vere e proprie, perché non si possono considerare tali i processi trasversali delle vertebre. Generalmente nella mascella inferiore notiamo denti piccoli e uncinati; la lingua è attaccata, per lo più, con la sola parte anteriore all'angolo della mascella inferiore e, rimanendo libera col margine posteriore, si può protendere tutta fuori della bocca. L'esofago è breve, lo stomaco largo e membranoso, l'intestino poco circonvoluto. Esiste un serbatoio dell'acqua, erroneamente considerato come vescica urinaria, contenente un liquido paragonabile in purezza all'acqua schietta, insaporo, che serve, probabilmente, in tempo di grande siccità, a somministrare all'anfibio l'umidità necessaria per sopravvivere. Quasi tutti hanno polmoni a forma di sacco e un organo vocale molto ben conformato, spesso arricchito da piccole vesciche e cavità che permettono all'animale di emettere suoni forti e sonori. In proporzione alla piccola mole del corpo il cervello è assai grande.

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I Batraci sono, meno degli altri, vincolati ad una località determinata e la struttura del corpo permette loro di muoversi liberamente. Alcune specie abitano nell'acqua, mentre altre si muovono in una cerchia piuttosto limitata, purché trovino l'indispensabile umido. Mangiano con eguale appetito vertebrati, vermi, chioccioline, uova di pesce, pesciolini e perfino uccelli, a seconda della loro mole. Come veri rapaci mangiano solo la preda da loro uccisa. L'operazione della riproduzione merita attenzione più di ogni altro atto della loro vita e l'istinto di «previdenza» dei genitori si manifesta principalmente in questo ordine. In tutti i Batraci il maschio prende una parte inconsueta alla riproduzione: infatti non solo è il fecondatore delle uova, ma dà un aiuto al momento della nascita e anche dopo. Il numero di uova della femmina è sterminato: durante la deposizione il maschio sale sul dorso della femmina e, afferrandosi con le zampe anteriori all'altezza delle spalle di questa, ne preme il corpo in maniera tale che gli ovidutti si vuotino. Al passaggio, le uova sono ravvolte nella materia fecondante del maschio. Non in tutte le specie la collaborazione del maschio finisce qui; alcune femmine di Batraci hanno sulla schiena una specie di tasca di pelle che serve ad accogliere le uova fecondate e a proteggerle per qualche tempo: a volte è il maschio che pensa a custodirvele. I girini crescono nell'acqua. I Batraci sono creature vivaci ed allegre; pur essendo animali notturni, anche di giorno spiegano una certa attività. Superano in mobilità tutti gli affini, zampettano e saltano meglio di tutti, si tuffano e nuotano con abilità, vedono, odono e odorano perfettamente e forse posseggono anche la possibilità di gustare. Mentre nelle classi affini è difficile riconoscere una traccia di facoltà intellettuali, i Batraci possiedono l'istinto del luogo e la memoria delle esperienze fatte, la prudenza e anche un po' di astuzia, se si tratta d'insidiare una preda. Essi ci fanno l'effetto di animali allegroni che si abbandonano con piacere alle sensazioni più gradite e tentano, col loro sonoro gracidìo, di comunicare al mondo intero il benessere di cui godono. Oltre che per questa innocente allegria, propria di tutte le specie dell'ordine, il disprezzato rospo e la calunniata rana gigantesca si raccomandano alla nostra benevolenza per la loro operosità, di cui non apprezziamo ancora tutta l'importanza.

Anfibi: evoluzione dal girino alla rana

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RANE ARBOREE

Fra tutti gli anfibi si collocano in prima fila le Rane Arboree o Raganelle o Ile, che sono le più vispe e le più graziose e si sono guadagnate la stima dell'uomo tanto che in alcuni Paesi sono tenute familiarmente nelle stanze della casa. In Europa questa famiglia è rappresentata soltanto dalla Raganella, mentre nella sola America meridionale albergano metà delle Rane Arboree conosciute: in Brasile esse si trovano in quantità sterminata, soprattutto nelle foreste vergini dove è possibile trovare,rane diverse per forma, per mole, per colore e per voce. Per la maggior parte abitano la cima degli alberi eccelsi, dove dimorano fra le dure foglie delle, bromelie. Al tempo degli amori scendono dalle loro aeree dimore e si gettano nelle paludi, nei pantani e negli stagni nascosti tra la folta vegetazione della foresta. Anche le regioni basse dell'Africa e dell'Asia albergano molte specie. Subito dopo l'accoppiamento esse lasciano l'acqua nella quale hanno deposto le uova e si recano sulle cime degli alberi per scegliersi le foglie più adatte per la loro dimora; il loro colore somiglia a quello delle foglie che abitano, visto che possono alterare il proprio colore come i camaleonti. Si vedono infatti rane con riflessi verdi - come le foglie - o marroni - come le cortecce dei tronchi. Se tutte le Rane Arbree fossero state studiate con tanta cura come la raganella, sarebbe possibile dare di esse una minutissima descrizione che risulterebbe molto interessante; per quanto simile sia il loro modo di vivere, tuttavia ognuna presenta la sua particolarità o rispetto alla voce, o rispetto all'alimentazione, o rispetto alla riproduzione. La semplice descrizione esterna di questi animali è già gradevole e ci permette di riconoscere e di ammirare l'infinita varietà che si riscontra in natura, ma solo l'esposizione della vita e dei costumi completerebbe totalmente la descrizione. Le Rane Arboree o Ile, sono rane di elegante struttura e di colori che facilmente si mimetizzano con le più diverse qualità di foglie; all'estremità hanno un'espansione a forma di disco che permette loro di aggrapparsi alle superfici piane. Questa espansione non secerne alcun umore particolare: essa opera come ventosa, sottraendo l'aria dalla superficie dove si posa. Tutte le specie della famiglia presentano delle piccolissime verruche che terminano con un forellino e servono, probabilmente, per raccogliere le stille di rugiada fra le foglie. Le zampe posteriori sono notevolmente più lunghe di quelle anteriori La mascella superiore e il palato sono muniti di denti, mentre la mascella inferiore ne è sprovvista.

Raganella verde

Raganella africana del genere Hyperolius

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RAGANELLA ARBOREA (Hyla arborea)

La Raganella giunge ad una lunghezza di 4 centimetri. Superiormente è di color verde foglia e inferiormente bianco-grigio; una striscia nera, marginata di giallo, che comincia dal naso e corre fino alla coscia, divide i due colori. Il maschio si distingue dalla femmina per la membrana giugulare nericcia che può gonfiare come una grossa palla. Poco prima e poco dopo la muta della pelle (che ha luogo ogni quattordici giorni), il colore si trasforma in azzurro-grigio e verde chiaro, ma non tarda a ritornare al verde foglia. Ad eccezione del nord Europa e della Gran Bretagna, questa Raganella si può trovare ovunque, su tutte le pianure; durante il tempo degli amori, si rifugia nell'acqua, ma non tarda a risalire fra le foglie degli alberi e dei cespugli dove passa, inosservata, la sua vita. E' uno dei più graziosi anfibi che si conoscano, abilissima nel nuotare, nel saltellare e nell'arrampicarsi. Chi ha avuto modo di osservare la Raganella messa in un recipiente di vetro, avrà potuto notare che, quando balza sulle pareti verticali, anche le più lisce, essa vi si attacca saldamente: all'uopo, l'animale non emette alcun umore vischioso ma, nella parte inferiore delle sue zampe, notiamo una superficie chiara come una vescica (la ventosa), oltre la quale sporge il margine della dilatazione del piede. Se l'animale preme questo margine, la ventosa aderisce saldamente all'oggetto; in caso di necessità, l'animale si aiuta anche con la membrana giugulare, che preme contro la superficie per mantenere una certa posizione. La prova della campana pneumatica conferma che è la sola azione delle ventose che permette alla Raganella di sostenersi sulle pareti lisce: infatti, se l'animale viene posto in vuoto, esso non può più sostenersi. Una raganella, che esce dall'acqua, scivola su di una superficie levigata, ma solo perché l'acqua che rimane sui polpastrelli delle dita impedisce di fare il vuoto fra questi e la superficie su cui si deve aggrappare. Sulla cima degli alberi essa vive, durante l'estate, assai comodamente; quando il tempo è bello se ne sta sulla faccia superiore della foglia, quando piove si ricovera sotto, a meno che la pioggia non sia tanto tenace da indurla a cercare ricovero nell'acqua. Pur essendo di intelligenza assai modesta, la Raganella sa quale grande vantaggio le arrechi il colore del suo abito che la mimetizza completamente: all'avvicinarsi di un nemico, conscia che un salto la tradirebbe, preferisce starsene immobile, con gli occhi sfavillanti, finché non sia passato il pericolo. Solo in caso di estrema necessità si decide a saltare e il salto è così improvviso che generalmente serve a salvarla. Il cibo della Raganella consiste di insetti e, soprattutto, di mosche, coleotteri, farfalle e bruchi senza peli. Tutte le sue vittime debbono essere vive e debbono muoversi: la Raganella non tocca infatti animali morti o comunque immobili. Lo sguardo acuto e l'udito mettono sull'avviso l'animale dell'avvicinarsi della vittima: esso l'osserva e con un balzo la raggiunge. Durante l'estate ha bisogno di molto cibo e rimane perciò l'intero giorno in agguato, per quanto solo nottetempo essa sia completamente attiva. E' credenza popolare che la Raganella sia una precisissima meteorologa e che col suo gracidare segnali i mutamenti del tempo. Questo non è del tutto vero: l'animale fa risuonare la sua stridula voce con maggiore intensità al tempo degli amori, ma gracida senza interruzione durante tutta l'estate, specialmente nottetempo, per quanto calma e asciutta sia la temperatura. All'avvicinarsi di un temporale Il suo gra gra gra si fa più forte, mentre cessa quasi completamente durante la pioggia e il tempo umido. Verso l'autunno, abbandonando la cima degli alberi, scende a terra e saltella fino al corso d'acqua più vicino e si affonda nella melma, ad imitazione delle sue affini. E' la prima ad uscire dal suo rifugio invernale, spinta dall'impulso della riproduzione. I maschi sono i più solleciti ad uscire (ciò si verifica generalmente alla fine d'aprile), dopo circa otto giorni riappare anche la femmina e l'accoppiamento ha subito luogo. Il maschio abbranca la sposa sotto le ascelle e in questa posizione nuota per due o tre giorni finché non escano le uova e non si compia la fecondazione. L'emissione delle uova dura, in genere, circa due ore; talvolta però si protrae anche per un tempo notevolmente lungo (persino 48 ore): in questi casi il maschio, spazientito, abbandona la femmina e lascia le uova infecondate. Dopo dieci ore è già possibile vedere la sostanza glutinosa che le avvolge gonfiarsi d'acqua e galleggiare alla superficie; le uova, che hanno la grossezza di un grano di miglio, rimangono agglutinate in mucchi irregolari finché non sia uscito il girino. Esse non hanno bisogno di molto tempo per svilupparsi e dopo una settimana già si può vedere l'embrione che si agita nella viscida materia albuminosa e a mano a mano appaiono le branchie, gli occhi e infine le zampe. Poco dopo più di un mese la metamorfosi è compiuta e il ranocchio è pronto ad iniziare la sua vita fuori dell'acqua; il pieno sviluppo, però, verrà raggiunto solo nel quarto anno di vita: prima esso non gracida, né si accoppia. La Raganella è poco esigente e si può tenerla anche per anni in un semplice recipiente, di vetro, porgendole il cibo necessario. Bisogna che d'estate sia ben nutrita perché possa superare in buona salute la stagione avversa. Una lunga schiavitù le insegna a riconoscere non solo chi si prende cura di essa ma anche il recipiente in cui le vengono porti i suoi pasti d'insetti: un mio amico ammaestrò la sua raganella a prendere il cibo direttamente dalle sue mani e a riconoscere l'ora del pasto. Essa, infatti, si accomodava in una data posizione per poter più agevolmente gustare la sua larva; se le si presentava il dito, lo mordeva. Quando il suo recipiente era aperto, usciva e saltellava per la stanza da una sedia all'altra finché non le si dava un insetto: solo allora rientrava nella sua abitazione, provando in questa maniera di avere discernimento e memoria.

Esemplare di raganella

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RAGANELLA ELEGANTE (Hyla elegans)

Una delle più graziose raganelle d'America è la Raganella Elegante che giunge appena alla mole della nostra (è lunga 32 millimetri) e si distingue per la sveltezza delle forme e per il capo anteriormente ottuso. Il colore, nella parte superiore, è rosso-bruno con una curiosa marginatura bianco argento che, sul muso e sull'estremità posteriore del corpo, termina ad angolo acuto formando una macchia triangolare. Le zampe, nella parte esterna, sono rigate verticalmente per tutta la loro lunghezza. E' diffusa nelle Guiane e nel Brasile, dove alberga nelle foreste, sulle cime degli alberi. Delle sue abitudini e del suo modo di vivere niente si sa di preciso, ed io l'ho menzionata soltanto per il curioso colore della sua pelle.

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RAGANELLA PALMATA (Hyla palmata)

Come ho già detto, nelle foreste delle Guiane e del Brasile s'incontra la maggior parte delle specie di questa famiglia. Qui vive anche la Raganella Palmata, così chiamata per i larghi polpastrelli delle sue dita; in Brasile è nota col nome di Fabbro e nelle Guiane con quello di Rematore. Ha forma tozza, capo più largo del corpo e membra robustissime; superiormente è di color giallo pallido ed è caratterizzata da una linea nera e da alcuni tratti irregolari che corrono lungo il dorso, inferiormente è giallo-pallida. Altri individui, probabilmente di sesso diverso, sono macchiati di bruno su fondo uniforme. E' lunga 84 millimetri; le zampe posteriori sono lunghe 60 millimetri. La Raganella Palmata vive sugli alberi dal fitto fogliame, soprattutto su quelli che bordano le sponde di fiumi o di stagni. Durante la stagione piovosa riempie gli specchi d'acqua in fitte schiere facendo echeggiare, dalla sera alla mattina, le selve della sua voce inconfondibile, chiara e metallica, che sembra il rumore di un'officina di lattonieri. Altri paragonano la voce di questo animale allo stridìo prodotto dal remo contro l'orlo della barca; anche il ritmo del suono, che si ripete ad intervalli regolari, contribuisce ad ingannare l'orecchio. In caso di pericolo questa raganella è prontissima a ritornare nell'acqua.

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SAPO DEI BRASILIANI (Hyla luteola)

Un'altra specie della famiglia delle raganelle, comune anche questa in Brasile, il Sapo. L'animale è piccolissimo (misura infatti solo 26 millimetri di lunghezza). E' di color rossiccio - tanto inferiormente che superiormente - e presenta una linea scura che corre dall'occhio alla spalla. Il capo è di color bruno. Le rigide foglie delle bromelie, così comuni su tutte le spiagge arenose del Brasile, sono il soggiorno prediletto di questo ranocchio, perché particolarmente adatte a raccogliere umidità. La rana depone le sue uova nelle pieghe di queste foglie, dove, anche durante il periodo di maggiore siccità, si può trovare acqua in abbondanza, tanto da potersene dissetare. Se si scrollano questi alberi, insieme all'acqua cadono a terra i granchiolini, ma non i sapi che, saldamente abbrancati alla loro foglia, non si lasciano snidare che dopo un attento esame di tutte le foglie, una per una. La sua voce, considerata la mole del corpo, è acuta e fortissima. Il suono è rauco e breve e somiglia ad un krah krah ripetuto rapidamente.

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RAGANELLA VENULOSA (Hyla phrynohjas venulosa)

Racconta Schönburgk: «Spesso il mio sonno era stato interrotto da un suono simile al muggito di una vacca, che si ripeteva ad intervalli brevi e regolari. Avevo fatto le congetture più strane riguardo alla provenienza di quel suono che era perfettamente nuovo per me e aspettavo con impazienza il ritorno degli indigeni per avere schiarimenti. Quando essi mi dissero che il rumoroso animale era un ranocchio, pensai che si volessero burlare di me, ma i caraibi insistevano e spergiuravano che il suono proveniva dal Konobo-Aru che abita una certa specie di alberi, il cui tronco è cavo e pieno di acqua. Essi mi vollero convincere con l'evidenza dei fatti: ci addentrammo un po' nel bosco e ci fermammo davanti ad un albero dalle larghe foglie, della famiglia della bodelschwincia, il cui fusto, cavo, è pieno d'acqua. Subito si cominciò ad abbattere la pianta. Nell'acqua del tronco trovammo soltanto una quantità di girini ma non la traccia del disturbatore della nostra quiete. Le nostre investigazioni rimasero perciò infruttuose e mi dovetti rassegnare ad aspettare la notte seguente per proseguire la caccia. Debbo confessare che raramente mi è capitato di attendere la sera con tale ansietà; verso le nove, la voce ruppe di nuovo il silenzio. Munito di un lume e seguito da alcuni indigeni, corsi in direzione della voce che proveniva dall'albero caduto; lo splendore della luce abbagliò l'animale che si lasciò prendere tranquillamente. Era una grossa raganella venulosa dall'elegantissimo disegno. Il suo corpo era ricoperto da un umore maleodorante che sembrava fosse secreto principalmente dai polpastrelli dilatati delle estremità; anche dalla regione auricolare uscì una materia bianchiccia che mi causò una sensazione di bruciore. Il mattino seguente la pelle che era stata toccata da quell'umore era diventata nera e, dopo alcuni giorni, si staccò e cadde del tutto». La bella Raganella Venulosa di cui parla Schönburgk è un animale ornato di disegni finissimi e vari, la cui parte superiore richiama alla memoria una carta geografica, tanto numerose e intricate sono le linee, le fasce, le strisce di color giallo o rosso o bruno che s'intrecciano. Il fondo su cui si disegnano è più chiaro. Si trovano anche individui nei quali le strisce scure formano regolari fasce longitudinali. Le zampe sono rigate trasversalmente; la parte inferiore è bianco-gialla. Quest'animale supera in mole la nostra raganella.

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RUGUNELLA MURSUPIALE (Gastrotheca marsupiata)

Quanto diverso possa essere il modo di riproduzione delle varie raganelle è provato dalla Raganella Marsupiale. Sostanzialmente, essa, non si allontana nella sua conformazione dalle altre raganelle fin qui descritte: unico, importantissimo particolare è la borsa che la femmina porta sul dorso e che ricorda, sotto ogni aspetto, la borsa dei marsupiali. Essa si apre sul dietro ed è profonda circa 13 millimetri: serve a custodire le uova durante il primo periodo di sviluppo. Verosimilmente, durante l'accoppiamento, il maschio spinge con le zampe posteriori le uova da esso fecondate nella borsa della femmina che è suscettibile di dilatazione per tutto il dorso tanto da conferire all'animale un aspetto informe. Non essendo stata studiata a fondo, non si sa se il piccolo compia nella borsa le sue trasformazioni o se la madre si rechi nell'acqua per liberarsi delle uova. La Raganella Marsupiale appartiene alla specie più variopinta della famiglia: superiormente è turchino-verde, più scura sulla testa e sulla linea centrale del dorso. Il disegno consiste in linee longitudinali gialle che ora si avvicinano ora si allontanano in modo da formare figure regolari. Le zampe sono ornate di anelli, fasce, punti e macchie. Il colore sembra soggetto a numerose modificazioni.

C e f p i w l

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13 Ago. 2025 12:55:42 pm

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